sabato 17 marzo 2012

__________(da compilare) Senza Niente.

"Questo mese ho compilato 193 form online su siti aziendali alla voce lavora con noi. Ho scritto 193 volte il mio nome e cognome. Per 193 volte ho indicato indirizzo, numero civico, cap, città, provincia di residenza e di domicilio (da non indicare qualora quest'ultima coincidesse con l'indirizzo di residenza: non coincideva). Per 193 volte ho indicato il mio numero di cellulare e ho lasciato in bianco il box relativo al numero di telefono fisso. Sempre 193 sono state le volte in cui ho aggiunto il mio indirizzo email e la data di nascita.
Poi, per 193 volte sono passata alla seconda fase: istruzione e formazione."


Stop: ma che, questo libro parla di me? E' l'impatto con la piccola chicca di Pietro De Viola, Alice Senza Niente. 
Molti di voi sicuramente lo conosceranno già, magari qualcuno di voi è passato per caso dal blog di Pietro, che nell'header replica l'efficacissima immagine di copertina, che ricorda un po' un film di Almodovar e potrebbe essere lo zoom su un dettaglio di un quadro di Hopper. Non è un caso, se cito questi due esempi di arte contemporanea quando parlo di Alice: nato come romanzo on line, ha suscitato talmente tanto scalpore, incoraggiamento e approvazione tra i giovani e meno giovani, che alla fine è stato pubblicato. E meno male, dico io. Dovrebbero farlo leggere nelle scuole (qualcuno l'ha già fatto), distribuirlo nei supermercati ogni 50 euro di spesa, metterlo nelle poste per ingannare le ore di attesa, nelle stazioni insieme ai free press, e via dicendo (non me ne vogliano Pietro e le sue tasche).
Ritorno in me, per chi ancora non sapesse di cosa sto parlando: Alice Senza Niente, come è facile intuire, è la storia di Alice, una ragazza trentenne che vive in un monolocale di città insieme al suo ragazzo, Riccardo (vedo già il 10% di voi riconoscersi e annuire). Alice è disoccupata (il 50% di voi sta annuendo), è alla ricerca disperata e compulsiva di lavoro (il 70%) e farebbe qualsiasi cosa pur di uscire a mangiare una pizza con il suo ragazzo e guardare un film di Hollywood senza  provare rabbia e invidia per i ricchi e spensierati protagonisti (non dico che siamo al 100%, ma...). 
 Alice senza niente parla di noi: di chi si dedica con passione a lavori insulsi come distanziare gli appendini in un negozio di catena in modo che l'unica XS, le due S, le due M, le due L e la solitaria e colpevolizzante XL stiano tutte alla stessa distanza come soldatini sull'attenti. Di chi per arrivare a 1.000 euro al mese (cifra iperbolica alla quale TUTTI noi aspiriamo come alla più grande delle fortune) fa almeno due lavori. Di tutti quelli che si abbuffano agli aperitivi e preparano meticolose "schiscette" trasformando una zucchina in un lauto pasto per la pausa pranzo, preferibile ai 3,50€ per un trancio di pizza. Parla di tutti quelli che per mesi e anni si alzano alla mattina e raggiungono un ufficio con l'aura immacolata del discepolo volonteroso di imparare, anche senza rimborso spese, e che tornano a casa scoprendosi non solo "imparati" ma anche produttori di forza lavoro gratuita.  
Con una voce autentica e straziante ci descrive ciò che siamo e che siamo stati e che forse (tocchiamo ferro) saremo: un ammasso di giovani, sempre anelati ma sempre guardati con un aria di disprezzo. Una popolazione di disperati sull'orlo di una crisi di nervi, di esistenzialisti interinali, sottoposti a stress test peggio di una centrale nucleare giapponese. Collaudati da datori di lavoro magnanimi, che poi ti timbrano (APPROVED)  e ti rispediscono in catena di distribuzione. Insomma, polli da batteria disillusi ma con un potenziale ancora da sfruttare a fondo: la speranza, dopo tanta catastrofe, è che "si compiano, e comincino finalmente, le nostre vite". 






Ultima nota: per la prima volta mi capita (con enorme piacere), di leggere la biografia di un autore che non sia pomposa, piena di titoli e opere magnifiche, che ti fanno sentire un puntino nell'universo. Per la prima volta, mi sento sadicamente felice nel leggere che Pietro De Viola, nato in Sicilia, classe 1980, laureato in Scienze politiche, è stato "insegnante privato, volantinatore, agente immobiliare, operaio generico, cassiere, magazziniere, repartista, venditore telefonico, operatore fiscale" mai per più di tre mesi di fila. Questo libro, cito i 99 Posse, è "un fatto di appartenenza" ed è la prova tangibile e leggibile che esistiamo e siamo disposti a farci carico di tutte le tasse, pur di lavorare. 

Nessun commento:

Posta un commento