martedì 21 giugno 2011

Il giallo è aristocratico


La morte segue i magi, Hans Tuzzi
Editore: Bollati Boringhieri
pp. 309 , 13,76 €


Ci vuole qualche pagina- forse una trentina, forse di più- per entrare in sintonia con la scrittura di Hans Tuzzi. Quando ci riesci, quando riesci a decifrare ed afferrare i suoi aforismi nascosti in ogni paragrafo, quando il ritratto verista prende vita, non vorresti più interrompere la lettura. Quasi quasi ti piacciono anche le strade umide di Milano sotto la pioggerellina autunnale, i bar che si portano dentro come una condanna l'odore di zucchero, burro e tabacco (allora, negli anni Ottanta, si poteva fumare nei locali pubblici); riesce persino ad affascinarti certa aristocrazia nascosta e sprezzante, indagata impietosamente ma sempre con eleganza dall'occhio scettico e malinconico del commissario Melis. Che poi, diciamocelo, se il commissario non è un poco malinconico, non ci piace veramente. "La morte segue i magi", episodio sospeso tra le Br e la "Milano da bere", ha tutti gli elementi per essere un giallo perfetto, più la raffinatezza e lo stile di Hans Tuzzi; c'è la città grigia da scoprire dietro ogni angolo, c'è il commissario che fuma la pipa, c'è la sua fedele e romantica compagna, c'è il suo cane, c'è tutta una squadra di macchiette del distretto di polizia. E poi ci sono i milanesi, per lo più facoltosi, appartenenti a un mondo sotto vetro: i restauratori, i ricchi collezionisti, i sapienti e i non meno astuti falsari. Vi sorprenderete ad appassionarvi al sottobosco di mestieri che circondano l'arte, mentre magari fuori piove e ci sembra un po' di essere in quella Milano novembrina dove le foglie dei platani brillano di giallo. Ah, dimenticavo: ci sono anche i delitti.

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