"La prima immagine è quella di un cane che guarda.
Il cane sono io.
Sto guardando mio padre che è una pietra che piange."
Tre enunciati che ti entrano dentro come un mantra, che dopo averli letti non puoi far altro che abbandonarti alla fede: questo libro sarà bellissimo.
Mio padre non ha mai avuto un cane di Davide Enia, Davidù, è una perla, anzi una pietra. Una pietra pomice che sta a galla nelle acque torbide della letteratura (e rubo la metafora dal libro).
Se tutti i libri fossero così belli, corti e intensi, se tutte le storie colpissero nel profondo come questa.
Non so cosa succederebbe, lascio il "se" aperto.
Palermo 1992, le stragi di Stato e di Mafia. Palermo e il padre di Davidù,una cosa sola, la città e isuoi abitanti; pietre che piangono, che iniziano a creparsi. Gente che inizia a morire, davanti ai bambini.
E un cane, Nerone, che vede i fili che legano gli uomini a tutte le cose e ci insegna a guardare con i suoi occhi (gli stessi della pietra pomice, i mille che arrivano dall'abisso).
Sarà la mia debolezza per il concetto canino, sarà che questo blog è un ramo del vecchio e ormai scomparso Los Perros Locos, ma io questo libro l'ho letto d'un fiato e non ho potuto non piangerci insieme.
Per questo va dritto dritto nei Most Wanted di questa settimana, solitario e regale come una cane di pietra.
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